Gallinae in Fabula Onlus

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A forza di aperitivi vegani, ci siamo bevuti pure il cervello!

di Rita Ciatti

Una critica e autocritica al movimento per la liberazione animale – pubblicato su Veganzetta

www.ecodibergamo.it/stories/La%20Salute/vegani-e-vegetariani-arrivano-le-prime-farmacie_1058289_11/

Nelle grandi città e ormai anche nelle piccole realtà di provincia il termine “veganismo” si vegansta diffondendo a macchia d’olio: è tutto un fiorire e susseguirsi di serate all’insegna del “vegano”, di “aperitivi vegani”, ristoranti vegani, gelaterie con ampia selezione di gusti vegani, pasticcerie con reparto vegano, fast food vegani e via dicendo. Aziende e catene di supermercati, anche discount, tra cui la Coop, Todis, Carrefour cercano di accaparrarsi attraverso il lancio di proposte sempre più accattivanti – attente alla terminologia usata e al design – questa nuova fetta di consumatori da poco individuata nel mercato: il popolo vegan.
Non solo è in crescente aumento la disponibilità di prodotti vegani nei supermercati, ma addirittura, come si legge nell’articolo cui rimanda il link citato, a breve le persone che rifiutano di partecipare allo sfruttamento degli Animali attraverso i loro acquisti potranno trovare anche integratori e paramedicinali in linea con le loro scelte etiche. Non si tratta di farmaci non testati, ma di prodotti che non contengono ingredienti di origine animale.

Solo una lettura superficiale e scarsamente critica del fenomeno potrebbe indurre a pensare che il movimento antispecista che da decenni si batteper la liberazione di tutti gli Animali, stia raccogliendo i suoi primi successi sulla base del merchandising vegano in crescita. Eppure non di rado sui social network si leggono commenti di giubilo per la scoperta dell’ennesimo ristorante vegano. Tanto ottimismo, troppo, fa pronunciare ad alcuni persino frasi come: “stiamo veganizzando il mondo, stiamo rivoluzionando la società”. Si gioisce perché in tv si parla di dieta vegana contro il cancro, o perché presentatrici di successo dalle idee un po’ confuse pubblicano libri di successo.

Continua su Veganzetta.

2 commenti su “A forza di aperitivi vegani, ci siamo bevuti pure il cervello!

  1. Stefano
    giugno 2, 2014

    Ciao,
    io non riesco a concordare con quanto scrivi per alcuni motivi. Il primo è di fondo: un movimento per la liberazione di tutti gli animali è un movimento che si autoesclude dall’agone politico, perché persegue un obiettivo impossibile, non solo dal punto di vista pratico, ma concettualmente. Cosa vuol dire liberare tutti gli animali? Gli animali vivono con noi e sono soggetti tanto quanto noi a delle restrizioni. Mentre un movimento che si batte per l’abolizione degli allevamenti industriali può avere successo. Da questo punto di vista non si capisce in che modo la crescente diffusione dello stile di vita vegan non sarebbe un passo verso l’obiettivo. Se in Italia tutti diventassero vegan non ci sarebbe neanche bisogno di abolire gli allevamenti. Se invece i vegan non diventeranno la maggioranza, con quali appigli si potrebbe chiedere l’abolizione totale degli allevamenti? L’altro aspetto che non mi convince è quello dell’idea che questa sia una battaglia per gli animali, per cui è di loro che si dovrebbe parlare. Ora, in parte è vero, ma non dobbiamo essere ipocriti: se facciamo queste scelte è anzitutto per noi, per il nostro punto di vista, per la nostra coscienza.

  2. rita
    giugno 2, 2014

    Ciao Stefano,
    quello che critico dell’attuale ondata di veganismo è il fatto che sia stato depotenziato delle sue istanze di lotta contro lo sfruttamento degli animali per essere inglobato in un mero discorso di marketing e poi che si ponga l’accento su quello che i vegani si mettono nel piatto (come se si trattasse appunto di una dieta o di uno stile di vita) e non sugli animali. Per questo dico che parlare di veganismo in sé e per sé, scollegandolo dal più ampio discorso sull’antispecismo – che invece è eccome un discorso politico, in quanto mette in discussione la logica del dominio, della discriminazione e dello sfruttamento degli animali non umani, al pari di quanto a suo tempo si fece per l’abolizione della schiavitù, ad esempio – non ha molto senso.
    Per movimento di liberazione degli animali si intende appunto ciò che un tempo è stato fatto per la liberazione degli schiavi, assoggettati al dominio dell’uomo bianco, o delle donne, assoggettate al potere patriarcale e maschilista e via dicendo.
    Gli animali attualmente NON vivono accanto a noi alla pari, ossia condividendo con noi il pianeta, ma sono considerati oggetti, res a tutti gli effetti, nella migliore delle ipotesi parte della natura come se facessero parte di un paesaggio astratto, tanto che vengo sfruttati e massacrati a miliardi per soddisfare i nostri bisogni (cibo, vestiario, intrattenimento, sperimentazione di ogni tipo ecc.). Quello che vogliamo è che inizino a essere considerati individui senzienti e trattati con rispetto, al pari di quanto si fa per gli animali umani.

    Vero che quello che muove noi attivisti è anche la nostra coscienza, ma io la chiamerei più senso di giustizia, in altre parole una morale che si estenda anche ai non umani e non soltanto ai membri della nostra specie.
    Se tu lottassi contro il razzismo, lo faresti certamente per un tuo senso innato di giustizia e di coscienza, ma soprattutto perché riconosceresti che ci sono degli altri individui che non meritano di essere discriminati, quindi in prima istanza per loro, per liberarli dai pregiudizi di cui sono vittime. Lo stesso è per gli animali non umani.

    Certo che attualmente chiedere di abolire gli allevamenti sembra una pretesa gigantesca, ma contestualmente si sta lavorando proprio per decostruire le basi della cultura specista che fanno sì che sia considerato normale sfruttare gli animali. Ci si muove su più livelli insomma, sociali, culturali in senso ampio (anche facendo attenzione a quelle forme del linguaggio che confermano e rafforzano i tanti luoghi comuni sugli animali) filosofici e politici.
    Già molte pratiche cominciano a essere messe in discussione, piano piano ci si porrà il dubbio su tanti aspetti che oggi sono considerati normali.

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Questa voce è stata pubblicata il Maggio 28, 2014 da in Articolo, Attivismo.

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